Tutto è in relazione

pensieri / viaggi

Santuario della Foresta – Mons. Stefano Rega, Vescovo della Diocesi S. Marco A. – Scalea, Equipe del seminario vescovile, seminaristi, giovani in discernimento e religiose – Rieti

Santuario di Poggio Bustone, vista dall’alto – Rieti

Ogni tanto giova fermarsi a guardarlo il territorio, come un uomo giovane guarda una donna bellissima. Poi viene il resto: accogliere i turisti, educare i bambini al paesaggio.
Franco Arminio

Santuario Francescano del Presepio, Vetrata del Perdono “S. Francesco” A. Farina, 1988 – Greccio, Rieti

Valle Santa di Rieti – 29,30,31 agosto 2024

Ancora una volta sono stati i luoghi della spiritualità francescana a fare da sfondo alle giornate di fraternità vissute dal nostro Vescovo, Mons. Stefano Rega, assieme all’equipe del seminario vescovile, i seminaristi, le religiose delle congregazioni delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori e Ancelle Eucaristiche, e alcuni giovani ragazzi e ragazze che da circa un anno hanno intrapreso un cammino di discernimento vocazionale.

In questi tre giorni preghiere, canti, devozioni e momenti formativi si sono mischiati a risate, convivialità a pranzo, cena o attorno a dei tavoli di un bar in piazza, giochi, spostamenti in auto e pulmini e, soprattutto, alla bellezza del peregrinare e sostare insieme. Chiunque si accostasse al gruppo percepiva un’essenza cristiana dentro la semplice realtà quotidiana. Gente tutto sommato comune: mariti, mogli, figli e figlie, preti, suore, ragazzi e ragazze in cammino. Veniamo da luoghi diversi della diocesi di S. Marco Argentano – Scalea. Vestiamo come tanti. Mangiamo cibi diversi. Sappiamo di non essere migliori degli altri e viviamo le inevitabili contraddizioni di questo tempo con la necessaria umiltà. Speriamo e agiamo.

Si è chiuso così l’anno trascorso insieme, riempiendoci gli occhi di bello con Rieti e il suo territorio: Greccio, Fonte Colombo, La Foresta e Poggio Bustone; quattro punti cardinali di una mappa francescana spesso ignorata o poco conosciuta perché l’attenzione è dirottata su Assisi. Questi luoghi ci hanno regalato “uno sguardo dal cielo”, mostrando come si fondono le attività dell’uomo con il paesaggio. La vista dall’alto offre sempre una panoramica nuova.

Oggi è in atto il tentativo di far correre l’uomo invano, di blandirlo con false libertà e falsi fini in nome del benessere. E l’uomo viene preso da un vortice di cose che si ritorce contro se stesso. Non è la rivoluzione che porta alla verità, ma la verità che porta alla rivoluzione. Sviluppare la capacità di comprendere l’essenza delle realtà terrene è difficile, ma per la Valle Santa niente di meglio che Chiara Frugoni può esserci d’aiuto:

Soltanto fra la gente semplice e povera Francesco si ritrovava, fra i contadini e fra i pastori, come nell’eremo di Greccio dove nel 1223 decise di celebrare il Natale.Chiara Frugoni, Storia di Chiara e Francesco, 2011.
Einaudi Editore

Dal 29 al 31 agosto c’è stata una rivoluzione che è partita da una verità: la bellezza della semplicità e del paesaggio fatto di pace, ordine, silenzio. La natura riflette gli aspetti e gli atteggiamenti dell’animo umano e nella Valle Santa di Rieti abbiamo trovato qualcosa che è corrisposto dentro di noi, con le nostre virtù e difetti. Il paesaggio ha saputo raccontare le vicende umane dell’ultimo anno, si è rivelato contenitore delle nostre storie, scenario in grado di parteciparle, riflettendone qualcosa all’esterno. Ma cosa?

Tudo està interligado. Tudo està intimamente relacionado
Laudato Sì, Lettera Enciclica del Santo Padre Francesco, 2015.
Libreria Editrice Vaticana

Tutto è in relazione profonda. Tutti siamo in relazione anche se proveniamo da luoghi e vissuti diversi.
Francesco d’Assisi aveva intuito 800 anni prima di adesso che non basta essere connessi per dire di essere amici, fratelli o sorelle; l’esperienza di una fraternità è sempre qualcosa di reale, mai virtuale. È l’esperienza di incontrare realmente l’altro venendo fuori dal circuito dell’utile. È l’esperienza della semplicità e del vivere sine proprio. È questa volontà profonda che animò Francesco: saper accogliere con pazienza le fragilità della vita. Questa è la ricchezza più grande. Siamo fratelli e sorelle così come ci insegna il Vangelo o siamo solo conviventi? Siamo in comunione o siamo solo connessi? Perché queste sono le due parole che vogliono sostituirsi nelle nostre relazioni, oggi: convivenza e connessione.

Il territorio di Rieti, i santuari, le piazze, i monumenti, le oasi di ospitalità, guardati come una bella donna, ci hanno ricordato che siamo tanti e diversi e che per trovare vita bisogna prima trovare una regola di vita: non basta entrare in relazione con le persone per dire di non correre rischi, non basta che il Signore ci doni persone nella vita. Solo quando ci prendiamo la responsabilità di queste persone tutto diventa relazione. Le relazioni non si comprano, non si mendicano e non si simulano.

Dalla Valle Santa siamo partiti tranquilli, ancora pellegrini e non trasformati in turisti, sapendo che quei luoghi resteranno fermi mentre non ci saremo, ci aspetteranno intatti come i ricordi d’infanzia o come la casa dei nostri genitori. Ritroveremo gli oggetti di una volta e lo stesso vecchio odore di fraternità.

Ogni viaggio ha un rischio

Siamo in un doppio viaggio,
esteriore e interiore.
Fisiologico e psicologico.
Concreto ed astratto.
Uno dei due, quello esteriore,
ha il suo corso già stabilito,
il fluire della vita.
L’altro dipende da te
e da ciò che decidi di fare.
È il tuo.
Fanne buon uso.
Buon viaggio.

― Mariadele Langella

La nostra luce vive d’incontri

citazioni

Una leggenda ebraica racconta che ogni uomo viene sulla terra con una piccola fiammella sulla fronte, una stella accesa che gli cammina davanti. Quando due uomini si incontrano, le loro due stelle si fondono e si ravvivano, come due ceppi sul focolare. L’incontro è riserva di luce.

Quando invece un uomo per molto tempo è privo di incontri, la sua stella, quella che gli splende in fronte, piano piano si appanna, si fa smorta, fino a che si spegne. E va, senza più una stella che gli cammini avanti. La nostra luce vive di incontri. Ermes Ronchi

Un amico fedele è balsamo di vita

pensieri

I piedi di chi cammina verso casa vanno con sandali più leggeri! – Lungomare di Bari – © Foto di Mariano Sarpa

“Guai a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi” Qoelet 4,10

Ed è proprio solo chi è senza un amico!

In questa vita non c’è nulla di più santo da desiderare, di più utile da cercare, di più difficile a trovarsi, di più dolce da sperimentare, di più vantaggioso da mantenere dell’amicizia. Essa porta frutto nella vita presente e nella futura. Nulla conforta l’animo quanto un’amicizia dolce e fedele. Non c’è nulla che può dare più gioia di una persona d’indole sincera in cui ogni segreto può scendere senza pericolo, di cui tu non debba temere la complicità più della tua stessa coscienza, il cui suggerimento ti aiuta a prendere una decisione importante, la cui affabilità e la sola vista procura gioia.

Ovviamente sarà sempre meglio scegliere amici liberi, per quanto possibile, da passioni nocive: i vizi infatti contagiosi e si diffondono con una rapidità incredibile, nuocendo a volte col semplice contatto. Non si tratta di frequentare chi è perfetto, non troveremo un soggetto del genere, mai.

Che c’è di più amabile che potersi unire così cuore a cuore e fare di due una cosa sola, senza timore della vanagloria, senza diffidenza? Senza che uno si lamenti di essere corretto dall’altro, né debba rilevare o biasimare adulazione nella sua lode.

Davvero “un amico è un eccellente balsamo di vita”. Infatti, come pensavano anche i pagani, ci serviamo più spesso di un amico che dell’acqua e del fuoco. In ogni azione, in ogni impegno, nella sicurezza e nell’incertezza, in qualsiasi evenienza o condizione, in segreto e in pubblico, in ogni decisione, in casa e fuori, dovunque, l’amicizia risulta gradevole, l’amico necessario, il mutuo accorso utile. E soprattutto l’amicizia è come un gradino che ci avvicina alla perfezione, la quale consiste nell’amore e nella conoscenza di Dio.

N.B.: evita in particolare i soggetti malinconici, quelli che si lamentano sempre di tutto e che in ogni situazione trovano qualcosa di negativo. Persone del genere, ombrose e inclini al pessimismo, possono essere anche fedeli e capaci d’amare, ma saranno sempre nemiche della serenità. Mangeresti a casa di qualcuno che pensa con un pranzo di sdebitarsi con te, gente che considera ogni piatto un dono, come se l’essere intemperanti fosse solo un modo di onorare il prossimo ? Se togli gli spettatori e testimoni a persone di questo genere e le fai pranzare da sole, il cibo non procurerà loro nessuna gioia.

Un uomo che non abbia un amico con cui gioire nelle ore liete e piangere nelle tristi, col quale sfogare la pena che gli grava sul cuore, a cui comunicare le idee sublimi e luminose che per caso gli brillano nella mente, può paragonarsi a una bestia.

Il suono del silenzio

pensieri / poesie

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Ogni atomo di silenzio è la probabilità di un frutto maturo. Paul Valéry
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Il silenzio si fa
custode dei giorni
si fa acqua e luce
e gli occhi brillano.
Giacimi accanto
in questo attimo
che fa vicina
l’eternità
e tenera l’umanità.
Tornino i viandanti del silenzio
e come flauti di canna
ci facciano ascoltare
il suono lento
del Tuo respiro.

Luigi Verdi

Le parole hanno il potere di curare, ma il silenzio compie in noi qualcosa di più, fa rinascere ciò che dorme e riallaccia rapporti con la nostra identità profonda e autentica. La mia debolezza e povertà hanno bisogno di silenzi e di accoglienza per dispiegarsi in più umanità. Più questo mondo è immerso nel rumore, più forte per me diventa il bisogno di momenti di silenzio, perchè la mia presenza quotidiana con gli altri manifesti la presenza di Dio in me.

Il silenzio all’inizio richiede uno sforzo, ma poi deve diventare un’atmosfera di vita, un modo di stare nella realtà. L’incontro col silenzio prima si evita, perché ha quel sapore di assenza insopportabile, tanto da apparire passivo come la noia, l’attesa e il dolore; ma ad un certo punto, il silenzio diventa pienezza del vuoto, reciproca ospitalità, senti di essere ospitato dal silenzio e che tu lo stai ospitando in te.

La speranza

pensieri

La Speranza non è ottimismo.
La speranza non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo.
La speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato.
Che abbia successo o meno.
O abbiamo la speranza in noi, o non l’abbiamo;
è una dimensione dell’anima,
e non dipende da una particolare osservazione del mondo
o da una stima della situazione.
La speranza non è una predizione,
ma un orientamento dello spirito e del cuore;
trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato,
ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti. Vàclav Havel

Speranza non significa che qualcosa andrà bene, piuttosto, sperare è un impegno affinché le cose vadano bene o, comunque vadano, conta quanto abbiamo cura di scommettere su quell’impegno, sulla realtà, sulla bellezza della nostra persona, senza stare lì… ad affossare noi e gli altri, ma a elevarli. Tutto ciò è una grossa responsabilità e compete a tutti: possiamo esercitarla con la vita, con le parole, in prima linea e indicando una via di bellezza, una meta Alta. Dove non riusciamo a vedere luci dovremmo accendere lumi di speranza, evitando atteggiamenti pressappochisti e pessimisti del tipo: “ormai non è più possibile”, “le cose sono cambiate”, “ci sono le guerre” ecc. Le nostre parole, invece, possono creare significato, perché l’amore è più grande di una guerra o dei cambiamenti d’epoca.

Forse non andrà a buon fine ciò che stai facendo adesso, ma tu fallo lo stesso! Quella parola che hai nel cuore e che può scuotere verso una verità o un bene pronunciala lo stesso. Diversamente, rischi solo il pentimento: quel gesto e quel perdono avresti potuto farlo o darlo.

Se ci blocchiamo nelle nostre aridità, nei nostri ossari non si muoverà mai niente. Se invece permettiamo di entrare dentro di noi a un’altra Forza quelle aridità possono vivificarsi. Non avrai risultati, ma ci avrai creduto, ti sarai impegnato e sarà qualcun Altro che poterà il risultato.

Siamo qui, oggi, per dire che crediamo nella vita o alla morte? Non crediamo alle cose sbagliate di questo mondo, ma cerchiamo di avere fiducia nel fatto che possiamo scrivere delle pagine sempre più belle. Per questo serve impegno!

Molte volte ci blocchiamo alla morte perché la nostra vita finirà e basta. Ok! È una menzogna! Noi crediamo a una vita esistente: grazie a una donna come noi, in grado di credere all’impossibile, abbiamo ricevuto un’altra Persona che ci ha invitato ad andare oltre. È vero! Il nostro orizzonte è limitato, ma ne esiste un altro più ampio. Esso necessita della nostra scommessa di vita fino all’ultimo respiro. Perchè? Per continuare a salvare gli altri. Nel frattempo, durante questo pellegrinaggio di vita, possiamo sempre piantare un “albero” inteso come semi buoni e con la certezza che i fiori e i frutti non tarderanno ad arrivare. Non ci illudiamo che spunteranno tutti, no, ma crediamo al loro arrivo perché ci avremo lavorato.

Tu che hai studiato, per esempio, perché ti sei laureato/a? Perchè sei stato raccomandato/a? No! Ti sei impegnato/a con la tua fatica e sei stato/a sostenuto/a.

Queste sono piccole mete quotidiane, ma ne esistono altre più alte come la pace nel mondo. Si può raggiungere? È difficile! Ma tu la pace in casa tua la puoi raggiungere? La pace con chi hai litigato, con il vicino ecc. la puoi portare? Bene. È su questo che devi scommettere la vita, perché si tratta di piccole gocce che formeranno un oceano più grande. Madre Teresa di Calcutta, intervistata da un giornalista, in seguito al conferimento del premio nobel per la pace, rispose così alla domanda :

“Madre, lei crede veramente che con queste sue parole e benevolenza, con l’andare in giro, potrà cambiare il mondo?!”
“No, non sarò io a cambiarlo. Io sono solo una goccia di un oceano. Tu, però, perché non lo fai? E così saremo in due.”

Se già blocchiamo le gocce, il bene non si diffonderà.

Le ossa aride (pessimismo, disfattismo) che abbiamo in noi possono riavere la vita? Si, con la forza dello Spirito che ridà vita dove sembra ci sia morte.