La retorica della bruttezza

pensieri

Da alcuni anni i giovani, i ragazzi fanno di tutto per apparire brutti. Si conciano in modo orribile. Fin che non sono del tutto mascherati o deturpati, non sono contenti. Si vergognano dei loro eventuali ricci, del roseo o bruno splendore delle loro gote, si vergognano della luce dei loro occhi, dovuta appunto al candore della giovinezza, si vergognano della bellezza del loro corpo. Chi trionfa in tutta questa follia sono appunto i brutti: che sono divenuti i campioni della moda e del comportamento. I «destinati a essere morti» non hanno certo gioventù splendenti: ed ecco che essi ti insegnano a non splendere.

A partire dall’inizio del 1975 e fino alla morte, Pasolini pubblicò una serie di editoriali e interventi sul «Corriere della Sera» e sul settimanale «Il Mondo». Furono poi raccolti e pubblicati postumi, nel 1976, da Einaudi con il titolo «Lettere luterane. Il progresso come falso progresso». Uno degli interventi più struggenti è la lettera luterna contro i campioni dell’infelicità e indirizzata a «Gennariello», simbolo di tutti i giovani, ai quali Pasolini rivolge l’augurio di sfuggire alla rinuncia, all’infelicità e alla retorica della bruttezza.

Mai accontentarsi di leggere qualche libro qua e là. Per imparare qualsiasi cosa bisogna studiarne molti, se non vogliamo renderci protagonisti della famosa battuta di C. Hebbel: “uno dei guai dei nostri tempi, è che che non c’è idiota che non ha studiato e appreso qualcosa”!

Ognuno ha qualcosa da imparare da ognuno, in vista dell’amore della verità, della feconda circolazione della scienza e della fraterna condivisione del sapere. Potrà pure succedere a te che leggi di non condividere certe mie posizioni, taluni miei giudizi: in tal caso, ti invito a scrivere un blog migliore del mio, e io starò volentieri a leggerlo, ma intanto ti ricordo una frase di Dietrich Bonhoeffer, prima di essere ucciso nel lager nazista di Flossenburg e che ha scavato nella mia coscienza: «poiché è esistito uno come Cristo, la vita merita di essere vissuta» .

Non ci è possibile disertare la battaglia della vita, a qualunque costo. Nessuna esistenza è inutile… e disertare è sempre una grande viltà. Continua sempre a detestare con tutte le tue forze lo spirito di rinuncia a conoscere chi sei. Non cedere all bruttezza, a un’obbligatoria tendenza all’infelicità. Tu sei bellezza.