Liberi per… piccole cose

pensieri

Vista dal lungomare di Catanzaro Lido – Liberi per… piccole cose

Spesso mi chiedo: “qual è il minimo che mi è richiesto per dare frutto alla mia vita?” Ho avuto la fortuna di mettermi per la strada perché non sapevo dove andare. Mi sono fermato a tanti incroci e gli incroci sono fatti perché succeda qualcosa: infatti accade sempre qualcosa, puoi cambiare strada o incontrare qualcuno.

Quanta vita ho generato? Ci sono più vita o più morte dopo che sarò passato io? Avrò arricchito di una goccia di splendore la bellezza e l’armonia della vita o avrò sottratto bellezza e armonia?

Da ogni crisi ho imparato che dobbiamo almeno salvare la bellezza e la tenerezza. E invece, incalzati da ritmi quanto meno inumani, stretti dalla morsa di una crisi economica più lunga e dolorosa del previsto, non di rado trascorriamo le nostre giornate nell’affannoso e vano tentativo di liberarci dai numerosi pesi che ci opprimono. Liberarsi da quello che sembra minacciare la nostra quiete o, addirittura, la nostra felicità non è sufficiente.

I giorni indimenticabili nella vita di un uomo sono cinque o sei, gli altri fanno volume Ennio Flaiano

Ma quei giorni, se proprio non capitano, occorre andarseli a cercare. Inseguirli o, meglio, fabbricarli. Questa è la vera libertà perché ci insegna e ci dona un modo di vivere sempre fecondo. Di fronte a questa decisione per cosa si vuole essere liberi e lasciare il segno, esiste un solo problema: il timore di non farcela, che si traduce sempre nell’attesa di ulteriori segni e conferme. Ci sono persone che non hanno mai voglia di niente, e purtroppo non sono poche. Non sanno da che parte girarsi, non sanno che farsene neppure del tempo. Non rischiano, vegetano. Confondono la felicità con quello che desiderano senza apprezzare il bello e il buono che hanno a portata di mano ogni giorno.

C’è sempre un posto dove puoi essere straordinario. Ecco, se quel minimo richiesto per portare frutto fosse diventare “liberi per”, se ognuno pensasse di poter davvero lasciare un segno del proprio passaggio, anche piccolo se non straordinario, forse nel mondo ci sarebbero più bellezza e meno squallore, più segni di speranza che mancano ai giorni e meno segni di consumo.

Il mondo è buono se rischi di essere libero per le piccole cose. Che vuol dire che santi si diventa camminando su questa terra. La straordinarietà del santo, della santa è, tutto sommato, la sua ordinarietà: o meglio l’essere riusciti a vivere in maniera straordinaria l’ordinario, in maniera eroica la quotidianità.